Vorrei iniziare questo blog con un mio vecchio articolo per una rivista online che parlava di arte: cinema, musica, poesia, fotografia e letteratura si alternavano ed eravamo giovani studenti univeritari o neolaureati. Centro di Gravità ci permise di misurarci con le nuove forme di comunicazione che il neonato web permetteva...erano ancora gli anni dei modem a 56k e le immagini piccole, ma con l'aiuto di un amico smanettone creammo questa piazza virtuale dove ognuno portava le sue esperienze. E' ancora online se siete interessati ( http://web.tiscali.it/cdg/ ), con l'ultima impaginazione del 2003.
La scelta di "Sulla Strada" di Jack Kerouac fu dettata dall'importanza della sua figura e della sua opera nella mia vita; lo scoprii grazie ad una insegnante di italiano che notò come fossi assiduo lettore di letteratura di viaggio e me lo consigliò dicendomi che mi avrebbe aperto un cratere di domande e conoscenze...a distanza di più di 20 anni posso dire che ebbe ragione e che comprese come ero. L'articolo è stato scritto nella seconda metà degli anni Novanta, ora la mia scrittura è diversa, ho avuto altre influenze e conoscenze, ma voglio lasciarlo così senza toccarlo perché è giusto che fotografi quel momento dello studente universitario. Buona lettura
LA STRADA E' VITA
Sal e Dean (Jack Kerouac
e Neal Cassady) percorrono un'infinità di miglia da una costa
all'altra degli Stati Uniti, un "COAST TO COAST"- come si
dice nello slang americano - fitto d'avvenimenti più o meno
piacevoli, che continuamente spezzano e legano l'amicizia tra i due.
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Il manoscritto |
"Sulla strada"
si può definire il diario estivo di Salvatore Paradiso, un
italoamericano che vive con l'amata zia a New York. Sal, così lo
chiamano tutti, frequenta l'università e scrive libri nel tempo
libero. Il romanzo racconta le
avventure di Sal, Dean, Old Bull Lee (William Burroughs, autore de
"Il pasto nudo"), Carlo Marx (Allen Ginsberg, autore di
"Urlo") e tanti altri beat che tra il 1947 ed il 1950 hanno
attraversato la terra a stelle e strisce da est ad ovest, da nord a
sud, selvaggiamente, rubando auto, facendo il pieno di notte
mentre il benzinaio dorme in ufficio, con il pollice alzato
supplicando un passaggio sotto la pioggia incessante e molto spesso
vagabondando come barboni per le strade americane.
Le amicizie non si
contano, gli amori sono innumerevoli come i continui guai con la
giustizia e le folli corse lungo le interminabili highway. Il fulcro
di questo peregrinare, il luogo d'incontro-scontro per tutti è
Denver, nel cuore pulsante del Colorado; di qui passano tutti i
viaggi per San Francisco, Los Angeles, New York, New Orleans e Città
del Messico.
Molto significativi sono
i percorsi, che attraversano il paese andando verso qualsiasi
direzione, verso qualsiasi luogo dove regna la libertà: eccoli.
1947: New York, Newburgh,
New York, Cleveland, Chicago, Omaha, Cheyenne, Salt Lake City, San
Francisco, Fresno, Los Angeles, Blythe, Prescott, Flagstaff,
Albuquerque, Guymon, Ponca City, Vigita, St. Louis, Indianapolis,
Pittsburgh, New York.
1948: New York,
Baltimora, Washington, Richmond, Columbia, Macon, Mobile, New
Orleans, Beaumont, Houston, Austin, Sonora, El Paso, Las Cruces,
Tucson, Phoenix, Los Angeles, Fresno, San Francisco.
1949: Denver, Craig, Salt
Lake City, Reno San Francisco, Reno, Salt Lake City, Craig, Denver,
North Platte, Omaha, Des Moines, Davenport, Chicago, Detroit,
Cleveland, Brookville, New York.
1950: New York,
Baltimora, Washington, Cincinnati, St. Louis, Kansas City, Topeka,
Salina, Goodland, Limon, Denver, Pueblo, Clayton, Dalhart, Amarillo,
Childress, Abilene, Mason, San Antonio, Laredo, Sabinas Hidalgo,
Monterrey, Gregoria, Città del Messico.
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La mappa dei viaggi |
I protagonisti del
romanzo sono stati trasportati direttamente dalla realtà, e di
conseguenza anche il loro passato - ma soprattutto il loro presente -
ha profonde radici nella realtà americana.
Sal vive molto staccato
dalle tipiche tradizioni italiane ed il suo comportamento appare più
quello di un americano "purosangue". Gli studi universitari
gli hanno permesso di praticare il football, la sua grande passione,
anche se le citazioni a riguardo sono sparse e disordinatamente
nominate all'interno del libro.
Dean Moriarty è
esattamente l'opposto di Sal: nato in auto nei pressi di Denver,
figlio di uno sbandato ubriacone, ha vissuto l'adolescenza seguendo
il padre da una parte all'altra del paese e facendo i lavori più
disparati per avere di che mangiare almeno una volta al giorno.
Old Bull Lee è uno dei
personaggi più atipici del romanzo, così lo descrive Kerouac:
"Diciamo soltanto che era un maestro, e si può affermare che
aveva tutti i diritti di insegnare perché aveva passato tutta la sua
vita ad imparare". Più avanti dice di lui: "A Chicago
faceva il sicario, a New York il barista…Adesso lo studio decisivo
era sul vizio degli stupefacenti". Old Bull Lee è un
personaggio dalle molte sfaccettature: vive con continui eccessi la
vita, usa periodicamente la morfina a fine pasto, quasi da digestivo,
ed ha relazioni omosessuali con amici, musicisti, scrittori, con una
naturalezza che non può non stupire se pensiamo agli Stati Uniti del
primo dopoguerra.
Attorno a queste tre
figure - e specialmente le prime due - ruotano un'infinità di
personaggi che popolano le strade americane: disadattati, vagabondi,
orfani, ribelli, ricercati, alcolizzati, morfinomani ed infine amanti
della libertà, alla ricerca di quello che la vita piena di
sofferenze non gli ha mai dato.
Il libro presenta un
lessico molto vario, anche se vocaboli come libertà, ribelle,
diavolo, jazz ed auto ricorrono con una certa frequenza: non bisogna
stupirsene in quanto servono a rendere il libro più incentrato sulle
tematiche affrontate.
Gli aggettivi usati hanno
la stessa funzione, e non sono da meno i verbi, tutti tesi ad
enfatizzare ogni singolo momento. Sui verbi bisogna dire che molte
volte sembrano usati erroneamente o perlomeno incongruentemente:
niente di più sbagliato, il loro uso così forzato rende molto
l'idea delle situazioni ed aiuta a vivere in prima persona i
dialoghi.
La lingua, semplice e
diretta, colpisce per la sua funzione connotativa. L'uso di
determinati termini invece di altri, in apparenza più precisi, è
un'operazione riuscitissima ed è ricollegabile al lessico. Leggendo
tra le righe, riusciamo a comprendere meglio il disagio di questa
generazione vissuta tra la grande depressione del '29 e la Seconda
Guerra Mondiale.
Molti di loro hanno pure
combattuto e ne sono rimasti profondamente colpiti, se non
addirittura feriti. Dinanzi a questi grandi dolori può capitare che
ad uno, due, dieci, cento, mille di loro sorga il pensiero che è
nato in Kerouac, e che è di matrice buddista: "La vita è
essenzialmente dolore".
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Kerouac |
La narrazione è
estremamente realistica, e si basa su fatti realmente accaduti. I
continui spostamenti in auto, corriera, treno ed a piedi ci
trasmettono in prima persona gli avvenimenti ed i precisi riferimenti
a città, vie, negozi e paesaggi ci comunicano quanto tutto sia
disperatamente reale.
Il libro è stato scritto
con irruenza, senza punteggiatura, precisamente in 21 giorni di
febbrile lavoro.
I redattori che
pubblicano libri di Kerouac sono pregati di "lasciare la prosa
esattamente così come è stata scritta", eppure un certo
Malcolm Cowley fa diverse revisioni di "Sulla strada".
Come già detto in
precedenza, il libro narra le avventure dei beat nelle estati
americane del '47, '48, '49 e '50. Kerouac utilizza una strategia
narrativa che assomiglia molto al diario, e molto spesso si dilunga
in lunghe descrizioni di struggenti tramonti o di scalcinati
alberghi. La continua contrapposizione tra il bello ed il brutto
sostiene l'ossatura del libro, e catapulta il lettore in una realtà
ormai passata, inghiottita dal tempo e molto spesso opposta alla
nostra. La possibilità di avere ogni cosa quando lo vogliamo ci ha
tolto il gusto dell'attesa, e probabilmente il lettore cerca di
capire cosa ha spinto questi giovani a spostarsi da est ad ovest
senza un'apparente meta, spinti solo dalla forza della disperazione.
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A Tangeri con Peter Orlovsky ed Allen Ginsberg |
Fin dall'adolescenza
Kerouac conobbe la tragedia della morte, che nel '26 lo privò del
fratello maggiore Gerard, suo primo compagno di giochi nonché eroe
delle avventure nei dintorni di casa. La tragica crisi economica del
'29 e la visione di un uomo che gli morì davanti agli occhi alimentò
la paura e la sua frustrazione per l'incapacità di spiegarsi tali
eventi. Per fuggire dai drammi il bambino si rifugiò in un suo mondo
immaginario, pieno di corse di cavalli, fumetti e racconti fantastici
che allargò quando fu iscritto alla scuola elementare di Lowell.
La passione per i fumetti
e gli eroi senzamacchia, "The Shadow" prima di tutti, lo
spinsero a ricreare insieme agli amici delle avventure in cui lui
compariva come eroe votato all'annientamento del crimine, e da queste
avventure nacque il Dr. Sax, personificazione delle sue difficoltà
nella comprensione della morte e della religione.
La guerra lo portò ad
arruolarsi nella marina mercantile, a bordo della S.S. Dorchester, e
la morte gli si presentò di nuovo, infatti la nave gemella fu
silurata e nel viaggio successivo anche la sua fu affondata e
perirono più di 1000 persone, ma fortunatamente Jack aveva già
ripreso gli studi alla Columbia University.
L'identità cattolica
dell'adolescenza stava scemando e Jack, senza stimoli, cominciò a
bere dissennatamente, tanto che lasciò di nuovo la Columbia dopo uno
scontro verbale con il suo allenatore di football e si arruolò in
marina. Questa volta arrivò in Inghilterra e questa esperienza lo
caricò di nuove forze che lo spinsero a scrivere "The sea is my
brother".
A New York nel giro di
poco tempo conobbe Cassady, Cru, Ginsberg, Burroughs e gli altri
Beat, con i quali passò uno dei periodi più felici della vita,
anche se nel '46 il padre gli morì tra le braccia in seguito ad un
cancro alla milza e Jack cadde di nuovo in profonda depressione.
La pubblicazione di "The
Town and the City", nel '50, lo aiutò a ricordare la sua
famiglia e quei sentimenti che per un po' aveva dimenticato, ma allo
stesso tempo anche a riaprire vecchie ferite, mai guarite nel suo
inconscio, il fratello, il padre, il football.
Molto più tardi Jack fu
iniziato da Philip Lamantia al peyote e, ben più degno di nota, al
buddismo. Philip infatti in quel periodo si era da poco interessato
alla lettura de "Il libro tibetano dei morti", un libro
sacro che parlava di morte e rinascita che colpì profondamente Jack
e lo spinse di nuovo ad aver fede, anche se in qualcosa di diverso
rispetto al cattolicesimo della sua infanzia.
Con il passare del tempo
il suo credo fu sempre più influenzato dai principi zen ed uno in
particolare segnò la restante esistenza dello scrittore:"La
vita è essenzialmente dolore".
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Jack Kerouac e Neal Cassady |
La strada è vita, lo
spostarsi ininterrottamente da un luogo all'altro placava
l'irrequietezza figlia del dolore continuo dell'esistenza. Neal
Cassady impersonava il bisogno di spostarsi, ma non era un
esploratore e non voleva rinverdire il mito americano della frontiera
aperta.
L'opera di Kerouac apparì
alla critica mondiale come un qualcosa di nuovo, un filone letterario
nato dalle ceneri della Lost Generation e dalle esperienze
dell'eccesso. Il libro emanava una forza di vita ed una capacità di
coinvolgimento che indicavano la rinascita della letteratura
americana, infatti ai critici piaceva la crudezza delle situazioni,
la scorrevolezza del discorso e le tematiche trattate con tanta
dimestichezza.
I lettori si infiammavano
leggendo le gesta dei beat, e si impersonificavano a tal punto da
lanciarsi a capofitto in avventure simili, molto spesso senza capire
quale era il filo conduttore che portava Kerouac e compagni a San
Francisco e Denver. San Francisco in quel periodo rappresentava la
rinascita culturale della sopita identità americana: qui i poeti
scrivevano ispirati dalla luna e dalle acque del Pacifico, qui
Charlie Parker, Count Basie e Thelonious Monk suonavano
ininterrottamente tutta la notte, molto spesso accompagnati dalla
voce di Billie Holiday, qui i pittori ricoprivano le loro tele di
innovative colorazioni. Come Los Angeles nei '60, New York nei '70, e
di nuovo Los Angeles con Miami negli '80 ed ora Seattle nei '90, i
'50 furono segnati dalle note dei musicisti della costa occidentale.
La critica americana
apprezzava il connubio tra la Beat Generation ed il Jazz, e sempre
più frequenti diventarono le serate a base di poesia e musica - i
noti reading - nei locali di San Francisco: El Matador, Jazz Workshop
e The Cellar.
Titolo originale:
On the road
Autore:
Jack Kerouac
Anno di pubblicazione
della prima versione in lingua italiana e casa editrice:
1959 Mondadori
Anno di pubblicazione
nella versione in lingua originale e casa editrice:
1957 Viking Press